giovedì 1 maggio 2008

Primo maggio. Riflettere sul senso del lavoro

Questo primo maggio nell’Agro Vesuviano sarà caratterizzato dal dibattito della sicurezza sul posto di lavoro. In pochi mesi nella sola Angri (Salerno) si sono contate ben tre vittime. Due nell'ultimo mese. Alla base, la mancanza di sicurezza e strutture spesso senza controllo, elementi ambientali che portano all’inevitabile dramma. “Perdere la vita sul lavoro in Italia accade troppo spesso, scrive Marco Rovelli nel suo saggio “Lavorare uccide”. Un dato sconcertante emerge dal libro: negli ultimi anni le vittime per incidenti sul lavoro sono state più di quelle occidentali in Iraq.Una guerra invisibile, terrificante sotto ogni aspetto. L’Italia è unita solo dal fattore incidenti sul lavoro. La sicurezza appare come un fastidioso optional ovunque. Sulla borderline della mancata sicurezza sul posto di lavoro si consuma un'altra disfatta sociale, l’invisibilità e la clandestinità dei lavoratori stranieri, soprattutto al Sud, spesso vittime di cruenti incidenti sul lavoro. Uomini e donne che spesso restano invisibili anche nella morte senza che nessuno se ne accorga veramente.L’omertà, la mancanza di tutela sindacale, l’incertezza e la precarietà velano quegli incidenti che sono anche statisticamente difficilmente quantificabili. La festa del lavoro deve recuperare alla memoria e al senso civico il principio nativo: essere momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. Una condizione che spesso resta solo una mera chimera. Significative le parole del cardinale di Napoli Crescenzo Sepe “Bisogna creare le condizioni necessarie perchè ognuno possa investire adeguatamente i talenti ricevuti e il lavoro diventi occasione di qualificare e santificare il lavoratore contribuendo, allo stesso tempo, a creare una società più giusta e pacifica”.